Aiuto, il mio cane non mangia!
di VALERIA ROSSI – Quello del cane inappetente è un argomento che può sembrare assurdo a tutti coloro che hanno esattamente il problema opposto: ovvero un cane costantemente morto di fame, che pietisce a tavola, che lancia ululati tenebrosi di fronte a un panino col prosciutto (col fumetto che dice “Perché mi torturi e non me ne dai un pezzo?”), che si avventa sulle bricioline di pane seminate per terra come se non mangiasse da centodue anni.
In realtà, diciamolo subito, il cane più “giusto”, o meglio più naturale, è proprio quest’ultimo: infatti il cane è “costruito” come un predatore, e i predatori hanno sempre e comunque fame, visto che la loro vita è caratterizzata da grandi abbuffate seguite da periodi di digiuno (forzato) anche piuttosto lunghi. Un canide (come qualsiasi altro predatore) può sentirsi “sazio” solo quando è pieno come un otre, quando non riesce quasi più a stare in piedi perché ha la pancia che tocca terra (e dopo cinque minuti pensa che comunque “ce ne possa stare ancora un po’”): quindi un cane alimentato correttamente, e cioè con il cibo necessario per vivere sano e in forma correttamente distribuito durante la giornata, non sarà mai “sazio” e si sentirà sempre dispostissimo a ingurgitare qualsiasi cosa gli appaia commestibile.
Come può succedere, dunque, che ci siano cani inappetenti, o addirittura anoressici?
Eh… indovinate un po’? E’ colpa degli umani.
Sempre e comunque, esclusi – ovviamente – i casi in cui esistano problemi fisici. Quindi, per primissima cosa, il cane che rifiuta il cibo va controllato da capo a piedi da un bravo veterinario, per escludere qualsiasi fattore patologico (una frequentissima causa di inappetenza, o di appetito “ballerino”, sono i parassiti intestinali): dopodiché, se il cane risulta perfettamente sano, è il caso di cominciare a farsi un esamino di coscienza.
Come si “costruisce” un cane inappetente
Per garantirsi problemi & guai ci sono diversi ottimi sistemi: primo fra tutti quello di variare continuamente l’alimentazione. Un giorno crocchette, un giorno cibo casalingo, un giorno crocche, ma di un tipo diverso (altrimenti, poverino, “che noia”, a mangiar sempre la stessa zuppa!)… e non dimentichiamo, mi raccomando, qualche bello spuntino qua e là e qualche bocconcino allungato dalla tavola umana (altrimenti, poverino, “ci resta male” a vederci mangiare mentre lui deve aspettare la ciotola).
Dopo qualche mesetto di questo trattamento, potete star quasi certi che il cane comincerà ad avere pretese: “Uhm? Crocchette di marca X? Ma non mi piacciono mica tanto, preferivo quelle di marca Y… oggi non ci sono? E allora non mangio, così capisci che queste sono sgradite”.
Ma anche, il giorno dopo: “Crocchette di marca Y? Seee… potrei assaggiarle, ma… quella fettina di prosciutto che mi hai allungato ieri era moooolto più appetitosa! Non ci sarebbe prosciutto, oggi, a pranzo? No? E allora no, grazie, queste te le mangi tu”.
E la cosa di amplia all’infinito, perché poi il prosciutto crudo magari gli piace più di quello cotto…e la bresaola più di quello crudo…e così via fino a che il cane, a forza di rifiutare questo e quell’altro, comincia ad avere problemi molto simili a quelli delle ragazze anoressiche: lo stomaco si “restringe”, la sensazione di fame diminuisce e questo rende sempre più “agevole”, per il cane, il rifiuto del cibo. Se prima era solo un capriccio, adesso il cane non mangia perché non ha proprio più fame. Questo preoccupa immensamente gli umani, che arrivano a qualsiasi espediente pur di farlo mangiare: bocconcini sempre più prelibati, raffinatezze gastronomiche di ogni genere, “menù” sempre più variati… e alla fine, immancabilmente, si arriva ad imboccare il cane, cosa che lo sciagurato ovviamente gradisce moltissimo perché gli garantisce attenzioni continue e coccole a dismisura.
Attenzione: questo meccanismo perverso può portare addirittura a seri stati di debilitazione. Quindi non permettete MAI che si inneschi questa spirale, perché potrebbe travolgervi senza quasi che ve ne rendiate conto.
Un altro buon metodo per creare un cane svogliato/inappetente è quello di fargli fare il “cane da divano”: più il cane è sedentario, meno fame avrà (per ovvi motivi). Se a questo si aggiunge anche qualche vizietto di troppo, la spirale di cui sopra diventa ancor più drammatica.
Come si “cura” il cane inappetente
Sempre – ripeto e sottolineo – che NON esistano patologie in atto, nel qual caso ovviamente la cura la può decidere solo il veterinario… c’è una ed una sola terapia: la linea dura. Chiamata anche “O mangi ‘sta minestra, o salti dalla finestra”.
Prima di arrivarci, però, vorrei sottolineare che il cane è un animale abitudinario, e lo è anche il suo apparato digerente. Spesso sento dire: “Eh, ma poverino… come si fa a dargli sempre la stessa zuppa? Ma scusi, lei mangerebbe la stessa cosa tutti i giorni?”
No, io no. Ma io sono un umano, e come tale onnivoro.
Il cane è un cane, ovvero un animale prevalentemente carnivoro, che assume anche altri tipi di alimenti ma – in natura – li assume sempre attraverso la predazione: quando mangia un animale ucciso, infatti, mangia anche il contenuto del suo stomaco e del suo intestino: quindi, se la preda è erbivora (e molto spesso lo è), mangia “bistecca con insalata”. Ma mangia sempre e solo questo, ogni giorno della sua vita!
Magari in forme leggermente diverse (un giorno coniglio, un giorno uccello, un giorno pecora…), ma sempre di bistecca si tratta.
Quindi la “varietà” non è sicuramente prioritaria per il suo appetito. E non gli fa neanche bene, perché l’apparato digerente del cane è “programmato”, anche dal punto di vista enzimatico, per poter lavorare precise sostanze: la cosa può addirittura variare a seconda delle razze, tant’è che i cani nordici, per esempio, hanno pochissima amilasi – l’enzima deputato a demolire gli amidi – perché di amidi normalmente non ne vedono proprio (il riso, per loro, può essere difficilissimo da digerire: e in realtà non è che il Grande Nord pulluli di risaie!).
Non pensiamo da umani, quindi, ma pensiamo da cani: rendiamoci conto che siamo fatti in modo diverso e che abbiamo esigenze diverse. L’appetito capriccioso, il “gusto di cambiare gusto”, nel cane non esisterebbe proprio… se non fossimo noi a farglielo scoprire. Ma non è che gli apriamo chissà quali splendidi orizzonti, quando glielo facciamo scoprire: danneggiamo invece la sua salute. E anche la nostra serenità, perché convivere con un cane che rifiuta il cibo è una delle esperienze più stressanti che un proprietario possa vivere.
Dunque, LINEA DURA.
Che si concretizza così:
a) scegliere, consultandosi con il veterinario e/o l’allevatore, il tipo di cibo giusto per il nostro cane.
E qui devo dire, purtroppo, che molti allevatori e soprattutto molti veterinari sono vittime della pubblicità (e a volte anche di una vera e propria “corruzione occulta”): perchè ci sono ditte mangimistiche che si sono create una clientela visitando esclusivamente allevatori e veterinari, facendogli una capa tanta sulle mirabilie del proprio mangime (e fin qui, niente di male) e talora anche offrendo agevolazioni o regalini sui quali, invece, qualcosa da dire ce l’avrei. Per carità: nessuna legge impedisce alla ditta X di fare uno sconto all’allevatore se gli fa vendere tot quintali di mangime. E neppure le impedisce di offrire la vacanza gratis al veterinario che procura clienti. Però, vista dall’ottica del maligno, questa è una forma di corruzione, che purtroppo dilaga bellamente.
I professionisti implicati sono in malafede? Ma no. O almeno, quasi mai.
I più pensano che di mangimi validi, o anche molto validi,ce ne siano a carrettate: quindi consigliare il mangime X piuttosto che l’Y, cosa cambia? “Se X mi fa il regalino e Y no, io mi prendo il regalino e non danneggio nessuno”. Questo è sicuramente il sentimento più comune.
A volte, però, questo comporta anche una certa leggerezza nel far nomi: ovvero, si consiglia X a prescindere, senza porsi il problema che X sia davvero il più adatto al cane in oggetto…e qui non ci siamo più tanto. Perché X probabilmente non farà alcun male al cane, ma magari Y gli avrebbe fatto meglio. Purtroppo c’è anche da tener presente che la scienza dell’alimentazione è una cosa complicatissima; che a veterinaria (lo so per esperienza diretta) quella del cane è ampiamente sottostimata (si studia molto di più sull’alimentazione dei suini: va ricordato, infatti, che la facoltà di veterinaria deve produrre professionisti che, nella maggior parte dei casi, dovranno affrontare problemi legati o al rapporto tra animali e salute umana, o all’allevamento industriale); che quando esci dall’università, sull’alimentazione del cane, sai sicuramente più della Sciuramaria, ma per definirti un vero esperto alimentarista dovrai sciropparti un’altra dozzina di corposi tomi (cosa che io, per esempio, non ho fatto: e pur avendo superato tutti gli esami che avevano a che fare con l’alimentazione, in questo campo mi ritengo appunto “poco più esperta di una Sciuramaria”).
In generale, se il cane proviene da un allevamento serio (altrimenti meglio lasciar perdere) l’allevatore è più affidabile del veterinario generico: se non altro i mangimi X o Y lui li ha sperimentati su quella razza lì, e non solo: anche sulle stesse linee di sangue da cui proviene il vostro cane. Quindi, se non è un “venduto”, è più attendibile. Se lo è, allora diventa impossibile capire se promuove una marca per convinzione o per interesse.
La cosa migliore sarebbe sempre quella di informarsi in proprio: ma “capirne” di alimentazione è davvero molto difficile e non si può certo pretendere che tutti siano dei professori in materia. In ogni caso un piccolo sforzo varrebbe la pena di farlo, cercando di conoscere almeno l’ABC, di saper leggere un’etichetta e di non lasciarsi fregare da consigli dati con troppa leggerezza.
b) una volta individuata la dieta giusta, mantenerla sempre uguale, esclusi ovviamente i cambiamenti relativi all’età o a particolari stati fisiologici o patologici.
A questo proposito, per quella che è la mia esperienza (supportata dai pareri di alimentaristi “veri” e molto più bravi di me), devo dire che è assolutamente corretto variare l’alimentazione a seconda delle varie età e che hanno assolutamente senso i mangimi “puppy”, “senior” e così via… mentre sono delle vere e proprie trappolette di puro marketing i mangimi “per la razza X” o “per la taglia Y”.
Ovvio che la taglia richiede crocche adeguate…ma in realtà hanno un senso logico solo tre dimensioni: piccole, medie e grandi.
Le crocche grandi vanno bene non solo per i cani di taglia grande, ma per tutti quelli a rischio di dilatazione/torsione dello stomaco (perché evitano che il cane si abbuffi troppo e quindi danno una certa prevenzione contro questa tragica patologia). Ogni altra distinzione, nella stragrande maggioranza dei casi, è pura aria fritta DOC, così come lo sono coloranti e “profumi” vari che sono rivolti più all’occhio e al naso del proprietario che a quelli del cane (ricordate solo che un eventuale mangime al profumo di carogna imputridita farebbe felice qualsiasi cane: il problema è che gli umani non lo comprerebbero mai. E siccome sono loro che pagano…è a loro che si rivolge il marketing).
c) una volta stabiliti tempi e dosi di sommistrazione, si mette già la ciotola con la pappa, si aspettano dieci-quindici minuti (quindici al massimo, NON derogabili) e poi si toglie la ciotola. Niente pietismi, niente cuore tenero, niente “te la lascio ancora cinque minuti, ma poi…”.
I cinque minuti non servono a nulla: se il cane ha fame, mangia subito. Se non ha fame, gli verrà al pasto successivo. E se ancora fa lo schizzinoso, gli verrà il giorno dopo. Prima si comincia a far capire al cane questa antifona, meglio è.
Con quelli che “fanno i furbetti” solo da un paio di giorni, di solito ne bastano altrettanti per risolvere definitivamente il problema; se il cane sono mesi che aspetta il cameriere col menù…allora potrà occorrere anche una settimana (se proprio non mangia nulla) e fino a due-tre settimane se sbocconcella qualcosa (perché così sopravvive, e a lui questo basta e avanza per continuare la guerra dei nervi).
Se cedete una volta, sappiate che quella successiva sarà doppiamente più impegnativa e che il cane arriverà a farvi il cuore a pezzettini.
Quindi, per carità, NON cadete nella trappola dell’inappetenza da vizi, perché è una trappola pericolosissima: per il cane e per la vostra salute mentale.
Giù la ciotola, dieci minuti, via la ciotola. Fine della storia.
Se il cane è sano, funziona SEMPRE. Non esistono eccezioni.
Il cane potrà anche perdere qualche etto, se è particolarmente “tosto” nella guerra dei nervi, ma li riprenderà con gli interessi non appena si rimetterà a mangiare: ricordate, comunque, che il cane è “programmato” per essere magro. E’ nella sua natura di predatore. Non gli succede assolutamente nulla di grave se digiuna per qualche giorno.
Soprattutto ricordate che non esiste al mondo un solo caso di cane che sia morto di fame quando aveva del cibo a disposizione (non sono altrettanto certa della casistica per quanto riguardi ulcere ed esaurimenti nervosi negli umani con cani inappetenti).
Articolo di Valeria Rossi > www.tipresentoilcane.com