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Cinofilia…quella vera (forse l’unica che vale ancora la pena di seguire?)

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Cinofilia…quella vera (forse l’unica che vale ancora la pena di seguire?)

Articolo di Valeria Rossi > www.tipresentoilcane.com

cartellonedi VALERIA ROSSI – Qualche settimana fa, come qualcuno forse ricorderà, abbiamo pubblicato un articolo di Vittorino Meneghetti sull’associazione da lui fondata e presieduta, l’A.C.A.M.P. (Associazione  Culturale Antichi Mestieri Pastorali).
E secondo voi, io potevo resistere alla tentazione di andare a “vedere da vicino” cosa stava combinando questo vero e proprio pilastro della cinofilia italiana?
Parlane con tizio, stuzzica caio, lusinga sempronio… alla fine è saltata fuori la promessa di una riunione informale presso la nuova abitazione di Vittorino (in realtà una seconda casa, perché quella di Milano ce l’ha sempre… però ho idea che la veda più poco), ovvero in mezzo a un bosco della Lunigiana dove lui si è ritirato a coltivare il suo sogno di salvaguardare, tutelare e far conoscere appunto “gli antichi mestieri pastorali”, ovviamente con i cani in primissimo piano e con una razza (il pastore apuano, sul quale lo stesso Meneghetti aveva scritto per noi un articolo molto esplicativo) ancor più in evidenza.

pecoreInsomma, sono andata.
Anzi, siamo andati, perché c’erano anche Andrea Schiavon, istruttore di cani per il soccorso nautico, Claudio Mangini, animal trainer (…o quel che ne resta: comunque, anche con una gamba sfracellata e sulle stampelle, si è arrampicato per boschi più agilmente di me con due gambe buone. Invidia), Luca Meneghetti, che ancora non aveva visto suo papà in “versione pastorale” e che quando ha visto il posto ha fatto all’incirca due occhi così: O______________________O , più amici e compagni vari.
Un bel gruppone che ha seguito entusiasticamente il camper di Schiavon (l’unico che in teoria “sapeva la strada”…) per monti e colline, finché Andrea non ci ha portati tutti a perderci in un paesino sperduterrimo(Vittorino ci ha poi spiegato che ci sono DODICI residenti!) al quale si accedeva per una strada mooooolto disastrata.
Morale: la mia macchina – anzi, quella del marito, visto che io mi dissocio da cotanta bruttura (sembra Christine, quella di Stephen King) – è rimasta a Brugnato, a uno sputo da La Spezia. Sta dal meccanico che deve cambiare il radiatore bucato (probabilmente a causa di una sassata),  mentre io sono tornata a casa con una macchina sostitutiva.
Del buco nel radiatore, però, mi sono resa conto solo sulla strada del ritorno: prima (una volta identificata finalmente la strada giusta) ho passato una giornata interessantissima e divertente, in compagnia cinofila piacevole e compentente, in un posto bellissimo.

terrenoOddio, ora come ora – come potete notare dalle foto – non è proprio bellissimissimo: ma siamo in inverno e ci ha appena nevicato… bisogna immaginarlo in primavera, con l’erba e le foglie e tutto quanto.
Sono sicura che allora sarà davvero uno spettacolo (l’omino solitario che cammina di schiena nella foto è Luca Meneghetti, che è andato in esplorazione di tutto il terreno del babbo scuotendo la testa e ripetendo millemila volte “non ci posso credere”).
Anche ieri, comunque, lo spettacolo c’era alla grande: spettacolo fornito dagli animali di cui Meneghetti si è circondato. Cani, ovviamente, ma anche oche, pecore, capre e perfino asini.
Tutti di una simpatia travolgente: ma come gli asini, per me, non ce n’è!

due_asiniAnche la colonna sonora non è niente male: le oche, in quanto oche, quando arriva qualcuno fanno la guardia (ricordate quelle del Campidoglio?) e starnazzano felici.
I cani, ovviamente, abbaiano.
Gli asini ti guardano con il faccino dolce, perché il muso di un asinello è qualcosa di irresistibile, e per un po’ stanno zitti: se però non te li fili per dieci minuti ti chiamano… e come ben sa chiunque abbia avuto modo di sentirne uno almeno una volta, col cavolo che l’asino fa “IH-OH”, che sembrerebbe un versetto corto e appena appena udibile.
L’asino, in realtà, fa una cosa tipo:

          BAHHHHHHHHHHHHIIIIIIII- IIHOOOOAAA!

Ma ancora più forte di così.
E anche le oche, non è che facciano esattamente “qua qua”: quando si sono messe a litigare col cane per un pezzo di pane, il numero di decibel è salito a tal punto che noi umani non ci sentivamo più l’un l’altro.

ochePerò c’è anche da dire che il casino era in gran parte provocato proprio dalla nostra presenza: e comunque non è come trovarsi in mezzo a un ingorgo con tutti che strombazzano e ti fanno venire le bolle. Il casino fatto dagli animali è simpatico. Fa sorridere. Ti fa sentire parte della stessa loro natura.
In mezzo al traffico io divento isterica in un nanosecondo: in mezzo a tutto ‘sto zoo che ci dava dentro a far casino avevo un sorrisone beato da un’orecchia all’altra. E anche i miei compagni di avventura, devo dire. Perfino Luca sembrava che cominciasse a capire e ad apprezzare la “pazza idea” paterna.

guardianoOkay… adesso però parliamo di cani.
Ieri non è che abbiamo potuto vedere nulla di particolare, anche perché al momento i soggetti con cui sta lavorando Vittorino sono tutti cuccioloni: ha una splendida pastoressa apuana di nove mesi, un kelpie arrivato direttamente dall’Australia e il cane da guardiania, cucciolone anche lui (13 mesi), un incrocio caucaso-maremmano/abruzzese che si sbaciucchia le oche, fa lo scemo con gli asini (che infatti rispondono a calcioni, vedi foto più in basso) ed è dolcissimo con le pecore.
Quando è insieme al suo umano è dolcissimo anche con le persone, mentre quando entra in “modalità guardiano” non ce n’è per nessuno.
Equilibratissimo, altissimo, bellissimo, levissimo. “Purissimo” magari no, visto che è un meticcio: però è ugualmente un cane della madonna.

apuanaOvviamente l’interesse maggiore, però, io ce l’avevo per l’apuana (di nome e di fatto: cioè, è un pastore apuano e si chiama proprio Apuana): che vista così è una cagna dall’aspetto molto rustico, un po’ simile a un misto border/aussie ma con un’ossatura più robusta e con orecchie erette che le danno un’aria più lupina rispetto agli altri due.

due_caniLa caratteristica più interessante, però, è il modo in cui lavora: infatti Meneghetti ci ha spiegato che se le pecore si infilano nel bosco, i cani geneticamente programmati per lavorare sui grandi spazi aperti (come appunto border e kelpie) vanno un po’ in confusione. Per esempio, il kelpie (che si chiama Marino, come il vento) fa tuuutto il giro largo intorno al bosco, pensando così di recuperare le pecore: invece l’apuana si infila dritta in mezzo agli alberi e le va a prendere dentro al bosco.
Viste le caratteristiche dei nostri territori (almeno dei nostri Appennini), è decisamente più proficuo avere un cane che ci si sa muovere dentro, perché la sua memoria di razza comprende anche alberi, rupi, saliscendi e non solo sterminate distese di erba senza neanche l’idea di un cespuglio.

calcioEcco, adesso sarebbe bello anche riportare i divertentissimi racconti di un milanese che finisce in campagna e si scontra con una realtà che sembra riportare il mondo indietro di almeno un secolo: tipo i pastori che, quando lui va in giro a cercare i cani per fotografarli e catalogarli (perché vuole scriverci sopra un libro) gli voltano la schiena e si allontanano facendo finta di non vederlo (e dopo che è riuscito a farci – faticosamente – amicizia gli spiegano che pensavano che fosse “uno di quelli dell’ENPA che vanno a rompere le scatole coi microchip”); o tipo il prezzo di un cucciolo, che è “Cosa mi dai in cambio?”: perché venderli non esiste proprio, lì si va a baratti (Apuana è “costata” due agnelli!); e vogliamo parlare della faccia che ha fatto il pastore, dopo che Vittorino gli aveva detto che la sua professione era quella di addestrare cani, quando gli ha spiegato che voleva scrivere un libro sul pastore apuano? Addestrare cani e scrivere libri gli sembrano due cose totalmente inconciliabili!
E potrei andare ancora avanti,  ma mi devo fermare: perché altrimenti  scriverei per altre otto ore e non arriverei mai al dunque. Invece il “dunque” è una cosa molto interessante, che voglio farvi assolutamente leggere. Sono i progetti dell’A.C.A.M.P., che sono stati riuniti pochissimi giorni fa in un documento, anzi un manifesto chiamato “Manifesto neoclassico della cinofilia”.
La dicitura, a prima vista, potrebbe sembrare un po’ pomposa: ma vedrete che ci sono molti validi motivi per definirlo proprio così.

Manifesto neo-classico della cinofilia

La degenerazione della cinofilia ufficiale

II rapporto tra uomo e cane si perde nella notte dei tempi, da quando i canidi che hanno dato origine alla specie hanno cominciato ad avvicinarsi spontaneamente agli insediamenti umani. Questo processo ha avuto un inizio databile in epoca mesolitica e si è concretamente completato con la domesticazione, in epoca neolitica, oltre 8.000 anni fa.
Come ausiliario dell’uomo (principalmente per la caccia e per la pastorizia) o come semplice compagnia, il cane è stato, nella storia, selezionato in base alle caratteristiche morfologiche ed attitudinali funzionali all’impiego cui doveva essere destinato.
Negli ultimi cinquant’anni anni abbiamo assistito alla concomitanza di diversi fattori, quali:

– progressivo abbandono delle campagne nelle “economie più sviluppate”, introduzione di modelli e stili di vita edonistici;

– condizionamento mediatico dei bisogni primari e secondari di consumo, sostituzione delle tecnologie a scapito delle abilita umane;

– dispersione delle tradizioni e delle culture locali; – introduzione di ideologie “animaliste” che hanno distorto l’immagine della natura.

Tutto ciò ha provocato profondi mutamenti nella definizione delle linee guida di allevamento ed addestramento dei cani, specialmente quelli appartenenti alle razze da lavoro.
I criteri di selezione sono stati orientati sempre più a soddisfare un mercato di massa, fatto di acquirenti non professionali e non competenti, tanto che:

– per un numero sempre minore di razze vengono richieste prove attitudinali di selezione;

– le “prove di lavoro” assumono sempre più contorni di competizione sportiva tra addestratori (e tecnologie), anziché di dimostrazione delle reali funzionalità del cane e abilità lavorative.

L’effetto più drammatico è la nascita di numerosi soggetti con svariati problemi di salute: i più diffusi ed eclatanti sono la displasia dell’anca e del gomito, l’elevata incidenza di neoplasie precoci, varie cardiopatie, problemi oculari e cutanei. Inoltre, la perdita delle qualità naturali ha prodotto una serie di problemi comportamentali (cani troppo timidi ed insicuri o troppo aggressivi e mordaci), che comportano difficoltà persino nella semplice gestione quotidiana cittadina.
L’ambiente pastorale ha invece prodotto da sempre cani esteticamente di bell’aspetto, funzionali, sani, esenti da displasia, temprati nel carattere e nella memoria di razza con elevate attitudini nello svolgere il proprio lavoro; un concentrato di agilità, forza, resistenza, tempra e salute, per la conduzione del gregge, per la protezione degli armenti, per la difesa del territorio, della casa, della famiglia, che ha accompagnato l’uomo attraverso i secoli.

La nuova cinofilia classica

Le ricerche condotte e le esperienze maturate negli ambienti in cui ancora oggi il cane è insostituibile risorsa, impiegato per i mestieri tradizionali dell’uomo, ci convincono sempre più della necessità di tornare a guardare al passato, con gli occhi dell’uomo di oggi. Salvaguardare e tutelare gli antichi mestieri svolti dai cani è il tramite per una cultura cinofila più attenta, corretta e rispettosa nei confronti del migliore amico dell’uomo.
Ciò significa indirizzare la selezione e l’allevamento del cane in base alle mansioni di utilità tipiche della razza, per ottenere:

– la morfologia più funzionale, improntata a solida costituzione e salute;

– l’equilibrio caratteriale, la stabilità nervosa, le attitudini specifiche per lavorare nel contesto naturale (condizioni oro-geografiche, climatiche, faunistiche, ecc.) di impiego.

Non di meno, l’educazione e l’addestramento devono essere orientati a sviluppare la sicurezza del cane in ogni situazione;  la fiducia nelle proprie possibilità di successo e nel “nucleo famigliare” nel quale viene inserito; l’abilità nello svolgimento delle mansioni, in coerenza con le naturali attitudini lavorative, per le quali è stato selezionato.

Riteniamo che la preziosa tradizione della cinofilia classica debba essere salvaguardata ed interpretata alla luce delle più approfondite conoscenze zootecniche ed etologiche, mettendo al bando qualunque ipotesi di maltrattamento, tanto in fase di selezione e allevamento (es. soppressione dei cuccioli meno dotati) quanto nella fase di educazione e addestramento (es. utilizzo del dolore o della paura come elementi motivazionali).
Per ottenere ciò, propugnamo la stretta cooperazione tra autentici professionisti, con il coinvolgimento diretto delle diverse categorie di utilizzatori (esponenti del mondo rurale, pastorale e venatorio) per le decisioni riguardanti:

• la definizione dei requisiti funzionali d’impiego, cui debbano essere indirizzate le diverse razze da lavoro;

• la valutazione del possesso di detti requisiti da parte dei soggetti da selezionare ai fini riproduttivi. Dalla cooperazione tra le categorie di allevatori ed utilizzatori professionali, dovrà scaturire un nuovo Albo delle Razze Canine da Lavoro, cosi organizzato:

• classificazione dei Gruppi in base alle mansioni di ciascuna razza (specialisticheo polifunzionali)

• definizione di nuovi Standard che privilegino:

– le condizioni di impiego ottimali (oro-geografiche, climatiche, faunistiche ecc.)

– le proporzioni morfologiche fondamentali, essenziali all’impiego (a scapito delle misurazioni di precisione analitiche);

– le doti naturali necessarie per assolvere a ciascuna delle mansioni (anziché le generiche locuzioni attualmente utilizzate);

• sottoscrizione di un Regolamento che preveda l’obbligatorio deposito del DNA di tutti i riproduttori, conseguentemente al superamento delle prove di selezione fisica e attitudinale

• valutazione del possesso dei requisiti funzionali in condizioni di lavoro anziché in competizioni sportive.

 

Ecco, questo è ciò che intende fare questa associazione: oltre, ovviamente, ad organizzare eventi che facciano conoscere il lavoro dei cani da pastore (è previsto anche di utilizzare il campo di Vittorino come fattoria didattica per i ragazzi delle scuole: tra l’altro, non so se si capisce abbastanza dalle foto, questo terreno è una sorta di anfiteatro naturale, con tanto di “gradinate” pronte all’uso!) e ad organizzare anche test attitudinali, come accadrà per esempio il 23-24 marzo (vedi locandina qui sotto).
Insomma, una vera fucina di idee tutte tese verso un nuovo (anzi, no: un “antico”, ma rimodernato) modo di vedere la cinofilia.
Il passato visto con gli occhi dell’uomo moderno, proprio come si legge nel manifesto. Un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria, che potrebbe davvero cambiare un mondo cinofilo di cui tutti, in un modo o nell’altro, ci lamentiamo, ma contro il quale a volte ci sembra di non poter più fare nulla.
Invece… si può. Basta avere il coraggio di provarci.
E se l’ha avuto un uomo di 63 anni, vissuto fino a ieri – parole sue –  a “pane ed ENCI”… allora potrebbero veramente farlo tutti.
O almeno, tutti coloro a cui stanno davvero a cuore il benessere e il futuro dei cani.

locandina

Commenti: 1

  1. Valeria Taradash ha detto:

    Complimenti per l’iniziativa. La appoggio al 100% anche se non ho molta fiducia nel cambiamento di un ambiente mummificato e troppo attento a interessi economici…
    Buona fortuna,
    Valeria

I commenti sono chiusi.

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